1958
Per Hydroadephaga s’intende un gruppo di famiglie di Coleotteri del sottordine Adephaga, a vita prevalentemente acquatica. I membri di queste famiglie sono tutti, ad eccezione degli Haliplidae, che integrano la loro dieta anche con parti vegetali, esclusivamente carnivori predatori e/o necrofagi e svolgono prevalentemente le loro attività nuotando attivamente in immersione. Fa eccezione la famiglia Gyrinidae, i cui adulti sono estremamente adattati a vivere scivolando sul pelo dell’acqua. La capacità di dispersione di questi coleotteri è potenzialmente buona, dato che gli adulti di molte specie possono volare ed alcune, in effetti, sono formidabili colonizzatrici di ambienti temporanei ed instabili. Le larve sono acquatiche e, come gli adulti, carnivore ed attive predatrici,
ad eccezione della famiglia Haliplidae, i cui stadi preimmaginali si nutrirebbero in massima parte di alghe e piante acquatiche.
Materiali e metodi
Le ricerche si sono articolate attraverso sopralluoghi mensili in alcuni dei biotopi “umidi” della Riserva naturale. Il materiale è stato prelevato con adeguati retini e setacci. Le prime ricerche promosse dal WWF sono state avviate nel 1996 e proseguite fino al 2000.
Risultati
Ricerche effettuate in passato e più recentemente (Mazzoldi 1987, Toledo 1998), hanno segnalato per la Riserva un totale di 41 specie di Idroadefagi, ripartite tra le famiglie Haliplidae (5 specie), Noteridae (2 specie) e Dytiscidae (34 specie). Un numero elevato che, insieme alle diverse specie rare e a carattere relitto, ha fatto sì che la Riserva di Le Bine rappresentasse uno dei più importanti biotopi nel nord Italia per quanto riguarda questi insetti. Purtroppo gli ultimi campionamenti (1999-2000) hanno registrato un drammatico calo del numero di specie (23 specie nel 1999 e 24 nel 2000), insieme alla riduzione dei taxa più rari e al generale riguarda quelle di grandi dimensioni; questi dati confermerebbero in parte un andamento negativo emerso comunque già a partire dal 1996. Non sono chiari al momento i motivi di questo calo, così drastico e rapido. In parte si possono imputare a fattori intrinseci nella dinamica delle popolazioni, ma è anche probabile che la riduzione degli habitat ideali all’interno della Riserva abbia reso queste popolazioni più vulnerabili, essendo rimaste relegate a pochi ambienti idonei. Questi fattori avrebbero fatto sì che l’instabilità ambientale – da non confondersi con le naturali variazioni stagionali – dovuta alle anomalie climatiche ed idrologiche degli ultimi anni (v. par. Influenza dell’ecosistema fluviale), infierisse duramente, provocando l’impoverimento delle specie e del numero di individui riscontrato nel corso di questi ultimi rilievi. Il depauperamento più grave è la riduzione di specie rare: che hanno caratteristiche di relitti di “faune fredde”, comuni in Europa centrale, ma che in Italia trovano rifugio solo in alcuni grandi biotopi palustri; oppure specie a distribuzione limitata e con esigenze ambientali molto ristrette. Infatti se una di esse risultava estinta nella Riserva già nel corso delle prime indagini del 1996 (Ilybius subaeneus), altre (Hygrotus decoratus, Suphrodytes dorsalis,Rhantus grapii, Dytiscus mutinensis) sono state trovate più o meno regolarmente fino al 1997, mentre sono risultate assenti o molto più rare durante le indagini del 1999-2000. Un’altra specie importante – Agabus undulatus – risultava presente ancora con una discreta popolazione, anche se localizzata in un’area ristretta.
Testo tratto da ricerche svolte da Mario Toledo.