Tag: Calvatone

Animali dell'acqua

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Dal medioevo ai nostri giorni

Maggiori notizie su Le Bine e zone limitrofe vi sono dal Medioevo, quando nei territori limitrofi all’odierna Riserva naturale nacquero centri religiosi come il Monastero di S. Tommaso in Acquanegra sul Chiese e a Calvatone il Monastero dei Francescani minori osservanti di S. Maria.

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Alfabeto de Le Bine

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Biodiversità  fra aria terra e acqua

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Qualità  biologica del suolo

Ma cosa abbbiamo sotto i piedi? Cosa calpestiamo andando nel bosco? Lo scopriremo insieme!

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Api

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Attività per scuole superiori ed università 

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Per non perdersi nel bosco

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Adozione del bosco

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Folletto binetto

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Educazione ambientale negli anni

Le attività di educazione ambientale a Le Bine sono state promosse inizialmente dal WWF che le ha gestite direttamente per quasi trent'anni. A partire dal 2003 queste sono promosse e gestite dall'azienda agricola Cecere con l'agriturismo Le Bine, in collaborazione con il WWF. Con il Parco Oglio Sud collobariamo nella progettazione e gestione di corsi di formazione per docenti e per incontri di presentaizone libri e seinsbilizzazione/informazione su temi a carattare naturalistico.

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Materiali da scaricare

In questa sezione sono presenti è possibile scaricare materiale sulle attività di educazione ambientale a Le Bine.

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Aspetti geologici

Aspetti geologici, pedologici, idrologici

Geologicamente la Pianura Padana è un bacino subsidente colmato con sedimenti prevalentemente terrigeni del Pliocene-Quaternario provenienti dall’erosione delle Alpi e degli Appennini. Nel contesto territoriale in cui è inserita Le Bine, sono state effettuate da parte dell’Agip, prevalentemente nel secondo dopoguerra (anni ’40-’50) molte perforazioni che hanno messo in evidenza una dorsale regolare, lunga 35 km, con asse orientato NO-SE con forte inflessione verso N-NO nella porzione occidentale e S-SE in quella orientale. Ciò potrebbe spiegare l’andamento attuale dell’Oglio nel tratto inferiore, sospinto ad est e subparallelo al Po. Dalla stratigrafia dei pozzi Piadena 5 e Piadena 18 si è potuto rilevare l’esistenza di una serie di grosse bancate sabbiose fino ad oltre 2.500 m di profondità, corrispondenti al Quaternario marino ed al Pliocene superiore. Dal Pliocene superiore a quello inferiore la serie risulta più varia, con prevalenza di livelli argillosi cui sono intercalati irregolari e discontinui livelli porosi. La zona in oggetto è interessata da alluvioni attuali e medio-recenti dell’Olocene costituite prevalentemente da depositi sabbioso-argillosi, con sporadiche intercalazioni di ghiaia, terrazzati e di poco sospesi sugli alvei attuali, tuttora esondabili. Dal punto di vista geomorfologico il territorio si presenta subpianeggiante, poco ondulato, leggermente degradante verso E o talora verso S-E. L’intera morfologia della zona in questione è dovuta all’incisiva azione del fiume Oglio (ed in parte del “canale” Delmona) che, seguendo un tipico andamento meandriforme, ha più volte cambiato il suo corso. La piccola parte di Riserva posta a sud dell’argine è caratterizzata da suoli moderatamente profondi a causa delle oscillazioni della falda intorno ai 100 cm, idromorfi, a drenaggio lento o molto lento; hanno buon contenuto di sostanza organica e sono poco evoluti, con scarsa differenziazione degli orizzonti. La restante zona, che fiancheggia la lanca all’interno dell’argine, è un’area golenale soggetta a periodiche inondazioni; i depositi sono calcarei, alcalini o subalcalini, con profili eterogenei, a granulometria variabile da limosa a sabbioso-limosa per il continuo apporto di sedimenti fluviali. I suoli sono profondi o moderatamente profondi, talvolta limitati da strati sabbiosi, drenaggio da buono a rapido; nei periodi di piena questi suoli possono essere interessati da una falda temporanea di subalveo. Il periodico apporto di sedimenti e la giovane età dei depositi non permettono lo sviluppo di orizzonti pedogenetici. Il livello delle acque della palude dipende essenzialmente dal fiume, che alimenta la zona umida attraverso alcune infiltrazioni sotterranee, favorite in alcuni punti dalla tessitura a strati del terreno. Appena sotto lo strato più recente di deposizione organica si alternano fasce a varia permeabilità: con prevalenza di sabbie, con sabbie miste ad argilla, con argilla, con sabbie miste a ghiaia. Rispetto alle esondazioni e alla loro probabile influenza sul patrimonio naturalistico della Riserva sono state avanzate alcune considerazioni. A partire dal 1993 si sono registrati cinque eventi alluvionali (1993, 1996, 1997, 2000, 2002) con intensità caratteristica di esondazioni che statisticamente ricorro-no con una frequenza superiore al decennio (il cosiddetto tempo di ritorno); si tenga inoltre presente che gli attuali regimi estivi di magra sono condizionati dall’abbassamento dell’alveo dell’Oglio testimoniato dall’emersione di parte delle fondamenta del ponte tra Calvatone ed Acquanegra sul Chiese. Questo aumento delle condizioni “estreme” tende a prolungare alcune condizioni sfavorevoli alla biocenosi palustre originaria: infatti, a seguito delle piene, i tempi d’inondazione si sono prolungati in ampie aree che precedentemente erano meno soggette a questo fenomeno; i periodi di magra sembrano prolungarsi e, a causa del letto del fiume più basso di quello della palude, tendono ad accentuare il drenaggio delle ac-que favorendo fenomeni di ruderalizzazione 7 soprattutto della vegetazione. Sembra che sia riferibile a queste condizioni idrologiche la ridotta ripresa del canneto (fragmiteto) avvenuta nel 2001 e la quasi totale scomparsa della vegetazione a Ceratophyllum demersum che si è registrata dal 1999: tale situazione sembra confermata dal fatto che alcuni stagni compresi nell’area protetta, ma situati oltre gli argini maestri e quindi fuori dal diretto influsso del regime fluviale, non presentano questi problemi.

Nota: Per ruderalizzazione si intende un fenomeno di degrado ambientale dovuto ad un’intensa attività umana e che provoca un impoverimento di sostanza organica; si tratta per lo più di piccoli incolti utiliz-zati per l’abbandono di materiale inerte (calcinacci e rottami di origine edile), dominati da una vegeta-zione avventizia, con specie infestanti e comunque sinantropiche.

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Dall'epoca romana ai giorni nostri

Maggiori notizie su Le Bine e zone limitrofe vi sono dal Medioevo, quando nei territori limitrofi all’odierna Riserva naturale nacquero centri religiosi come il Monastero di S. Tommaso in Acquanegra sul Chiese e a Calvatone il Monastero dei Francescani minori osservanti di S. Maria.

Uno dei monasteri più importanti, che influì notevolmente sullo sviluppo di queste zone, fu quello di S. Giulia in Brescia, che aveva ricevuto dal re longobardo Desiderio e da principi e vescovi larghe donazioni di terreni che si estendevano dalla Valle Camonica alla pianura bresciana fino alle sponde dell’Oglio e del Po e da Piacenza a Sermide e Gonzaga. Molti di questi possedimenti furono in seguito ceduti dal monastero alle popolazioni locali, così il 2 ottobre 1462, la comunità di Calvatone entrò in possesso di un “bunchiello” (imbarcazione) sull’Oglio poco lontano dal centro abitato. L’Oglio, che segnava il confine tra il ducato di Mantova e di Milano, formava tra Acquanegra sul Chiese e Calvatone un ampio meandro. A monte di quest’ansa, sulla sponda cremonese, c’era il porticciolo di Calvatone, un altro era ubicato un po’ più a valle, all’uscita del meandro, sulla sponda mantovana. Da una relazione datata 11 febbraio 1788, probabilmente scritta da un incaricato del governo austriaco, si viene a sapere che i due imbarcaderi, probabilmente in competizione tra loro per il trasporto di materiale, animali e uomini e per i relativi pedaggi imposti, avevano provocato una lunga serie di controversie tra Calvatone e le autorità. Tra il XVI e XVII secolo la superficie agraria calvatonese era occupata in gran parte da campi coltivati di vario genere, da vigneti e da prati. Per il resto vi erano incolti, pascoli e boschi; questi ultimi, in maggioranza saliceti (con pioppi ed ontani), venivano “gabbati”, cioè potati per evitare che si sviluppassero troppo in altezza e per utilizzare i rami elastici e sottili delle “gabbe dei salici” per operazioni di legatura della vite.

Tra il 1714 ed il 1797, sotto il governo austriaco, furono eseguite numerose opere di regimazione delle acque. Parallelamente furono redatte numerose ed accurate carte catastali. L’intera ansa di “Le Bine” subì un’enorme modifica, documentata da una serie di mappe dal 1751 in poi. “Nel 1790-91 l’impresario di lavori pubblici Giovanni Battista Locatelli eseguiva il rettifilo del fiume Oglio, che correva a curve e svolte pericolosissime per i continui franamenti dell’argine. Così restava tutta sulla sponda destra quella parte del territorio comunale che si chiama Bine di Acquanegra la quale, posta tra l’Oglio vivo messo su un nuovo letto e l’Oglio morto, l’antico letto, è ora vicinissima a Calvatone cremonese e per tutte le ragioni le dovrebbe appartenere”. La mappa del 1751 ci mostra come l’Oglio seguisse ancora il vecchio corso; inoltre in questa cartina è disegnata la cascina di “Le Bine” (“cassina detta delle Bine”). Nel 1786 venne affidato a G.B. Locatelli, come sopra accennato, l’incarico di formare due rettifili in territorio di Acquanegra sul Chiese e Canneto sull’Oglio. Tre anni dopo vennero emesse delle disposizioni per garantire a Calvatone l’uso del porticciolo di Acquanegra sul Chiese, dato che quello del comune cremonese sarebbe rimasto isolato a causa della costruzione dei rettifili. Poco dopo iniziarono i lavori e nel 1795, come mostra la cartina eseguita da Federico Villa, era già stato costruito il canale che collegava le due estremità del meandro. La piantina successiva, del 1808, mostra l’Oglio più o meno come appare ancora ai nostri giorni: con il meandro abbandonato detto “Oglio morto”, che è la parte principale dell’attuale Riserva naturale.

Nel corso del XVII e XVIII secolo l’agricoltura padana andò verso un’evoluzione progressiva seguita di pari passo dal miglioramento del sistema irriguo. Vennero ampiamente diffuse le colture del gelso, le risaie, i prati artificiali, asciutti ed irrigui, le foraggere, la canapa ed il lino. Alla fine dell’800 alcune zone di Calvatone furono prosciugate, come av-venne per la Regona, un’ampia zona umida acquitrinosa, che fu “salvata dalle acque sorgive”; anche l’“Oglio morto” sarebbe dovuto essere bonificato “per migliorare la salute pubblica”. Scrive infatti Sanfelice nel 1909: “..la bonifica cioé il prosciugamento dell’Oglio morto, è, e sarà – Dio sa per quanto tempo – un pio desiderio essendo la palude di proprietà privata e la popolazione calvatonese ne subirà i miasmi mefitici ed i danni igienici per secoli e secoli”. È passato quasi un secolo e le cose sono molto cambiate: le paludi non sono piu considerate luoghi “mefitici”, ma è stata riconosciuta la loro importanza da un punto di vista idrogeologico, naturale e culturale. Esse sono infatti rari relitti, testimoni di un passato ambientale ormai scomparso: per fortuna le speranze del Sanfelice, peraltro comprensibili per il suo tempo, non si sono concretizzate. Nell’area delimitata dal meandro e dal fiume si sono succedute diverse coltivazioni agricole fino agli attuali impianti a pioppo. Vi è ancora la cascina che ha subito diverse modifiche nel tempo e che deve l’origine del suo nome a bina “che in Lombardia significa “riparo, palafitta e chiusa’”.

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Dal neolitico all'epoca romana

Le più antiche attestazioni di una certa consistenza della presenza umana in Pianura Padana risalgono al V millennio a.C., quando, con l’età neolitica, si verificò il processo evolutivo che comportò il graduale passaggio da un approvvigionamento alimentare derivato dalla caccia e dalla raccolta dei frutti ad un’economia basata sull’agricoltura semistanziale e sull’allevamento.

In questa fase gli abitati di capanne, posti preferibilmente su bassi rilievi ricoperti da querceto misto, in prossimità di depressioni paludose e canneti, non costituivano probabilmente insediamenti stabili, ma avevano carattere temporaneo. Nella zona orientale della Pianura Padana si diffuse la Cultura del Vhò di Piadena, le cui attestazioni sono particolarmente significative nel cremonese e nel mantovano, in particolare nella zona di Piadena (CR), che ha dato il nome alla facies stessa, ove sono stati rinvenuti insediamenti neolitici in diverse località. La comparsa dei primi oggetti in metallo (piccoli coltelli ed asce) nel III millennio a.C. segna il passaggio al Calcolitico (o età del rame). In questo periodo ebbe luogo un ulteriore sviluppo della pastorizia e della coltivazione di frumento, farro, orzo, miglio. Rari sono i ritrovamenti di abitati pertinenti a questa età, mentre le documentazioni più cospicue derivano dallo scavo di sepolture. Proprio da una necropoli scoperta alla fine dell’Ottocento è derivato il nome della Cultura di Remedello, sviluppatasi tra i fiumi Oglio e Chiese. A questo orizzonte culturale è attribuibile la più antica testimonianza rinvenuta nel territorio di Calvatone: una tomba scoperta nel 1959 sotto il pavimento di una domus romana, usualmente indicata come “Casa del Labirinto”, all’interno della quale era deposto il defunto in posizione rannicchiata sul fianco sinistro, senza oggetti di corredo. 


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